3a di Pasqua.B
Introduzione alle letture
Prima lettura
At 3,13-15.17-19(brano)
Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti.
Il «missionario» del Cristo risorto opera con la sua stessa forza guarendo e parlando e Pietro lo testimonia. Con la sua testimonianza egli lancia un appello vivo e diretto al suo uditorio, dopo aver evocato l’evento pasquale: «Pentitevi e cambiate vita!». C’è, quindi, l’invito all’ascolto, alla conoscenza della Scrittura e del piano di Dio, così da cancellare il passato privo di fede. Ma c’è soprattutto l’invito alla conversione, alla scelta decisiva e fondamentale per il regno. Siamo di fronte a un modello della predicazione cristiana delle origini: in essa fede e morale, teologia e vita si fondono insieme.
Seconda lettura
1Gv 2,1-5a(brano)
Gesù Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo.
Il dono della salvezza si attua attraverso un duplice movimento. Il primo è quello di Dio che si mette in cammino verso il peccatore attraverso il Figlio, «Gesù Cristo, il giusto» (v. 1). Egli è il nostro «avvocato», in greco «paràclito», cioè colui che difende e intercede per l’uomo. Nei discorsi dell’ultima Cena la funzione era espletata dal Paràclito-Spirito Santo. All’azione di Dio che ci giustifica attraverso il Figlio succede la risposta dell’uomo che si impegna nella «conoscenza» di Dio. Si tratta, come sempre nella teologia biblica, di una conoscenza non meramente speculativa, ma affettiva, volitiva ed effettiva. Non per nulla il suo criterio d’autenticità è l’«osservanza dei comandamenti» (vv. 3-5), in particolare l’amore per il prossimo. Dall’incontro di questi due movimenti nasce il fedele salvato dalla Pasqua del Cristo.
VANGELO
Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
La scena dell’incontro di Gesù con i suoi discepoli si apre con l’iniziativa stessa del Cristo che si presenta alla comunità (v. 36). La reazione dei discepoli è un dato significativo. La risurrezione di Gesù è un mistero di salvezza che supera l’esperienza ed è da vivere attraverso la proclamazione della fede: per questo i discepoli all’inizio restano sostanzialmente incapaci di riconoscere il Cristo. Tuttavia la nostra narrazione è anche un invito a scoprire nella storia le tracce di questo evento. Non per nulla essa è dipinta con colori fortemente realistici (guardare, toccare, mangiare del pesce, mani, piedi...). Il Figlio di Dio incarnato è ancora presente nella nostra storia, non è un «fantasma» separato dalla sua umanità. A queste due tappe (l’iniziativa e il riconoscimento) succede il dato fondamentale, la missione della Chiesa. Essa ha la sua sorgente nel Cristo risorto e nella Bibbia, ha il suo contenuto nella predicazione della conversione per il perdono dei peccati come Gesù stesso aveva fatto e ha come orizzonte l’umanità intera («a tutte le genti»).
©testi da Messale Festivo-EDIZIONI SAN PAOLO