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Eucaristia ammalati

 

 

 

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Introduzione alle letture

 

Prima lettura 

Sap 11,22-12,2 (brano)

Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.

Ecco una splendida strofa del libro della Sapienza sull'amore invincibile di Dio per le sue creature anche se peccatrici. Dio, infatti, di tutti ha compassione e tutti perdona (v. 23). La giustificazione teorica di questo amore universale di Dio è così formulata: gli esseri sussistono per volontà divina e sono conservati nell'esistenza per coerenza con la loro prima vocazione all'essere nella creazione. In ogni creatura passa il soffio vivificante di Dio, ogni essere è oggetto dell'amore efficace di Dio. Dio scommette sempre sulla vita, sulla possibilità di bene dell'uomo, anche quando l'uomo stesso non ha più fiducia in se medesimo. 

Seconda lettura

2Ts 1,11-2,2 (brano)

Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.

Alla Chiesa piuttosto agitata di Tessalonica, tesa verso la fine e verso la nuova venuta del Cristo, Paolo richiama il realismo evangelico: non lasciatevi facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole quasi che il giorno del Signore sia imminente, ma portate a compimento ogni volontà di bene e l'opera della vostra fede (cfr. 2Ts 2,2; 1,11). E Dio stesso che ci sostiene in questo itinerario esistenziale. Paolo traccia l'intero diagramma della vita cristiana: la chiamata, la volontà di bene e l'opera della fede, il compimento nella glorificazione del Signore Gesù. L’effervescenza misticheggiante, le esaltazioni, la dimissione dal proprio impegno, le illusioni non mettono in gioco solo la serenità delle coscienze ma anche la realtà dell’impegno morale cristiano.

 

VANGELO

Lc 19,1-10 (brano)
Lc 19 1-10

II Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

La conversione di Zacchèo, odiato esattore delle imposte romane, diventa quasi un simbolo dell'amore del Cristo per tutte le creature di Dio. Certo, un giorno Gesù aveva dichiarato: «Quanto è difficile, per coloro che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (Le 18,24). Ma aveva anche aggiunto: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio» (18,27). Ed ecco, infatti, che il miracolo della conversione e del perdono avviene. Si apre una nuova vita per Zacchèo. «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (v. 8): la conversione implica una verifica concreta e sperimentale che si manifesta soprattutto nella solidarietà effettiva con i poveri e con le vittime dell'ingiustizia. Possiamo lasciare il commento alle parole stesse di Gesù raccolte nel Vangelo di Luca. «Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina» (12,33). «Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri; e vieni ! Seguimi !» ( 18,22 ). «Date in elemosina ... e per voi tutto sarà puro» ( 11,41 ).



 

 ©testi da Messale Festivo-EDIZIONI SAN PAOLO


 

 

Introduzione alle letture

 

Prima lettura 

Ap 7,2-4.9-14 (brano)  

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

In questo grandioso affresco dell'Apocalisse appare il popolo eletto e santo dell'Israele nuovo e perfetto: centoquarantaquattromila persone, cioè un'immensità di fedeli, secondo la mistica orientale delle cifre (dodici e mille). Agli occhi dell'autore dell'Apocalisse in questa «moltitudine immensa» sono soprattutto annoverati i martiri della Chiesa delle origini. Avvolti nella veste candida, simbolo della luce di Dio, e stringendo le palme del trionfo (v. 9), essi si pongono processionalmente davanti al trono di Dio e dell'Agnello. Non contano più in mezzo a loro le distinzioni razziali, linguistiche e culturali, una pari dignità li accomuna: «Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello» (v. 14). Passando attraverso il crogiolo della «grande tribolazione» per la realizzazione del regno hanno «completato nella loro carne quello che mancava ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). E ora sono con lui nella gloria stessa di Dio.

Seconda lettura

1Gv 3,1-3 (brano)

Vedremo Dio così come egli è.

Il tema fondamentale della prima lettera di Giovanni è quello della definizione dei criteri di comunione con Dio: nel nostro brano si sta identificando quello della giustizia e dell'assenza del peccato. A questo punto l'apostolo descrive la radice della santità cristiana, detta anche «filiazione divina»: essa, infatti, nasce dall'amore divino (v. 1), un amore vigoroso che efficacemente trasforma la creatura («lo siamo realmente!»). La vicenda della santità-filiazione comprende per Giovanni due tappe: lo stadio iniziale, realizzato fin dagli inizi della vita cristiana, e il compimento futuro nella perfetta rassomiglianza con il Figlio di Dio, quando «saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (v. 2).

 

VANGELO

Mt 5,1-12 (brano)Mt 5 1-12

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

La fisionomia del perfetto discepolo di Cristo è tratteggiata nel messaggio delle beatitudini. Gesù, sulla montagna come nuovo Mosè, lancia un appello per la costruzione della nuova comunità santa, legata a Dio con una nuova alleanza. E un appello che va alle radici e al cuore dell'esistenza umana costringendola a porsi innanzi il modello totalizzante del Santo per eccellenza, il Padre e il Figlio. La santità sarà sempre la donazione dell'essere intero nella «povertà», cioè nell'apertura totale a Dio, al suo regno e al prossimo. E 'atteggiamento di chi «ha fame e sete della giustizia», di chi desidera la pace messianica, di chi è umile e pronto a dare la vita per il regno di Dio e la sua giustizia. Davanti all'uomo delle beatitudini evangeliche c'è sempre la figura di Gesù «povero e umile di cuore» (Mt 11,29).



 

 ©testi da Messale Festivo-EDIZIONI SAN PAOLO


 

 

Introduzione alle letture

 

Prima lettura 

Sir 35,15b-17.20-22a

Le preghiera del povero attraversa le nubi.

Il brano è tratto da un piccolo catechismo sulla preghiera del Siracide, sapiente degli inizi del II secolo a.C. Dio non accetta gesti esteriori e ipocriti di penitenza quando tentano di celare l'ingiustizia perpetrata nei confronti dei poveri e degli oppressi. Dio non è parziale, è sempre dalla parte del povero. Questa è la sua vera parzialità che è, però, somma giustizia. Alla voce dell'oppresso, a quella di chi ha il cuore umile e contrito, alla sete di giustizia e alla sincerità del cuore Dio è pronto a rispondere perché è lui stesso in causa. Infatti nel libro dell'Esodo si diceva:«Non maltratterai la vedova o l'orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, i ascolterò il suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada...» (Es 22,21-23). La preghiera dell'umile e del giusto è il messaggio più vivo e parlante che l'umanità possa indirizzare al cuore di Dio, il quale non tarderà ad ascoltare e a intervenire. 

Seconda lettura

2Tm 4,6-8.16-18

Mi resta soltanto la corona di giustizia.

In questa specie di testamento autobiografico l'Apostolo descrive la sua esistenza cristiana sulla base di quattro immagini. Infatti la sua vita è stata offerta a Dio come una libagione che sale al cielo; l'itinerario dei suoi anni è giunto al porto definitivo, dopo aver solcato mari tempestosi e difficili; la battaglia si sta per concludere e la corsa nello stadio sta per giungere sul filo del traguardo, ove verrà consegnata allo sportivo la corona (vv. 6-8). Ma alla base di tutto c'è solo e sempre il Cristo sorgente di ogni nostra giustizia: è il Signore che lo ha assistito; lo ha rivestito di forza affinché per mezzo suo l'evangelo fosse pienamente proclamato e ascoltato dai pagani (v. 17). La fiducia di Paolo non è nelle opere da lui compiute, ma nell'efficacia salvifica della grazia di Cristo a cui va «la gloria nei secoli dei secoli» (v. 18). Con questa fiducia l'apostolo assiste anche agli insuccessi, all'apparente inutilità del suo ministero, alle persecuzioni.

 

VANGELO

Lc 18,9-14
30toc

Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.


ln questa celebre parabola la preghiera è la spia che rivela l'atteggiamento autentico dell'uomo. La prima preghiera, quella del fariseo, contiene l'elencazione dei meriti d'un esistenza corretta e rispettata. La radice della preghiera è la giustizia dell'uomo, il quale è il vero modello dell'«uomo di religione». Antitetica è la preghiera di supplica del pubblicano, odiato esattore delle tasse per l'impero romano. Essa contiene solo una totale confessione di povertà e di peccato: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore» (v. 13). La radice della sua preghiera non è la propria giustizia ma la giustizia salvifica di Dio, che nel suo amore chiede all'uomo solo la conversione. Il pubblicano non è, quindi, il modello dell'uomo corretto religioso, ma dell'uomo di fede. Per questo avviene il ribaltamento. ll fariseo, attaccato al suo culto e al suo orgoglio, è respinto da Dio nonostante le sue proteste di «religiosità»; il pubblicano è, invece, «giustificato» (v. 14) per la sua fede.



 

 ©testi da Messale Festivo-EDIZIONI SAN PAOLO


 

 

Introduzione alle letture

 

Prima lettura 

Es 17,8-13

Quando Mosè alzava le mani,Israele prevaleva.

Mosè orante è quasi il modello della costanza nella preghiera. Israele è in cammino verso il suo orizzonte di libertà, la terra promessa. Ma sul suo itinerario si parano ininterrottamente difficoltà di ogni genere, non ultime le guerriglie tribali che Israele deve condurre contro i vari contingenti beduini di cui attraversa i territori. Ora di scena è Amalék, il tradizionale e secolare nemico di Israele. Ma Israele capisce che la radice della sua forza sta nella vicinanza del Signore. Dio, infatti, come ha piegato la natura, così protegge il suo popolo da ogni ostilità di potenze umane e politiche. Per questo al centro della scena militare, elevata al di sopra di essa, campeggia la figura di Mosè orante instancabile e perseverante. Egli è l'intercessore per eccellenza, «invocava il Signore ed egli rispondeva» (Sal 98/99,6).

 

Seconda lettura

2Tm 3,14 - 4,2

L'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

Il versetto 16 del capitolo 3 della seconda lettera a Timòteo che ora leggiamo è stato uno dei passi classici nella teologia cristiana per affermare l'ispirazione divina delle Scritture. Ma tutto il brano è l'esaltazione dell'importanza della Bibbia nella vita della Chiesa. Il pastore è per eccellenza un annunciatore instancabile della parola di Dio «a tempo e fuori tempo» (4,5). Il cristiano maturo e completo nasce solo attraverso una fedele e continua adesione alla parola di Dio. L'abbondanza della proclamazione della Bibbia nella liturgia è contemporaneamente messaggio di Dio, che interviene visibilmente in mezzo a noi e preghiera di ringraziamento, che sale a lui dal nostro ascolto e dal nostro «mettere in pratica». Con il risveglio biblico generato e alimentato dal Concilio Vaticano II si è attuata la profezia di Amos: «Ecco verranno giorni in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane ne sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore» (8,11). 

 

VANGELO

Lc 18,1-8Lc 18,1-8

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

Due sono gli aspetti della preghiera sottolineati da questa parabola propria solo di Luca. ll primo è quello della perseveranza. La qualità fondamentale della vedova è la sua costanza che non conosce le oscurità del silenzio del giudice, l'amarezza della sua indifferenza e persino la durezza della sua ostilità. C'è, però, un'altra dimensione, più propriamente teologica, nella parabola ed è nella certezza dell'ascolto. ll tema è sviluppato attraverso un ragionamento «a fortiori»: se un giudice corrotto e ingiusto è pronto a cedere di fronte alla costanza d'una vedova indifesa, quanto più lo fara il Giudice giusto e perfetto che è Dio.



 

 ©EDIZIONI SAN PAOLO


 

 

Programma

Mercoledì 23 Ottobre

Ore 18.30 S.Messa - inizio delle Sante Quarantore.
Presentazione dei bambini della Prima Confessione

 

 

 

Giovedì 24 Ottobre 

Ore 8.30 S.Messa
Ore 18:30

S.Messa

Presentazione dei bambini della prima Comunione

Ore 9:00-12:00 Adorazione libera
Ore 15:00 Adorazione per adulti
Ore 16:00-18:30 Adorazione libera

 

 

 

 

 

 

Venerdì 25 Ottobre

Ore 8:30 S.Messa
Ore 18:30

S.Messa

Presentazione dei cresimandi

Ore 9:00-12:00 Adorazione libera
Ore 15:00 Adorazione per adulti
Ore 16:00-18:30 Adorazione libera

Sabato 26 ottobre

Ore 8:30 S.Messa
Ore 15:30 S.Messa per ammalati e anziani 
Ore 16:00-19:00 Adorazione libera
Ore 19:00 S.Messa festiva - conclusione delle Sante Quarantore

 

 

 

 

 


 

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