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4a domenica del TO.B

Introduzione alle letture

Prima lettura

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15Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. 16Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: «Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia». 17Il Signore mi rispose: «Quello che hanno detto, va bene. 18Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. 19Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. 20Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire».

|title=Prima lettura - Dt 18,15-20}Dt 18,15-20(brano){/modal}

Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
Questo brano, riletto in chiave messianica dalla tradizione giudaica, traccia la fisionomia ideale del profeta accanto a quelle delle altre istituzioni politico-religiose d’Israele (il re, il sacerdote, il levita, il giudice). La struttura interiore della sua missione si rivela profondamente ancorata a Dio: il profeta è il portavoce di Dio, la sua parola è efficace e creatrice come quella del Signore, tanto che proprio la realizzazione diventa uno (non l’unico) dei criteri di verifica dell’autenticità della profezia. L’iniziativa è di Dio: «Io susciterò loro un profeta...» (v. 18). Le parole sono quelle di Dio per cui il profeta è strappato dalle coordinate politico-religiose e collocato in una posizione trascendente. E il giudizio che Dio riserva a chi rifiuta o perseguita il profeta è lo stesso di quello riservato al rifiuto di Dio: «Se qualcuno non ascolterà le sue parole..., io gliene domanderò conto» (v. 19).

 

Seconda lettura

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32Io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. 35Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

|title=Seconda lettura - 1Cor 7,32,35}1Cor 7,32-35(brano){/modal}

La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa.
La celebrazione della verginità cristiana che Paolo ora fa non è per lo stato celibatario in quanto tale, ma in quanto è piena e totale donazione per il regno dei cieli e per i fratelli. Quindi, stato verginale e stato coniugale in sé non costituiscono la perfezione; essi sono mezzi idonei, a livelli diversi, per la dedizione a «vita celeste» a cui siamo chiamati già nella nostra esistenza. Proprio perché la verginità è, in sé, maggiormente segno di donazione, essendo universale e totale, essa deve diventare la prospettiva di fondo del credente. Paradossalmente dovremmo dire che la verginità-donazione totale è l’ideale da vivere anche nell’autentico matrimonio cristiano. Esso ci svela lo splendore del regno di Dio in cui «non si prende moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» (Mt 22,30)

 

VANGELO

Mc 1,21-28

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Un insegnamento nuovo

21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

|title=Vangelo - Mc 1,21-28}Mc 1,21-28(brano){/modal}

Insegnava loro come uno che ha autorità.
In questa scena dell’indemoniato Gesù «sgrida» lo spirito immondo che «grida» la definizione «il santo di Dio». L’autentica conoscenza del Cristo non è legata alla fama del taumaturgo, ma è raggiunta attraverso un lento itinerario di ascolto e di ricerca (il «segreto messianico»), È un lungo processo operato sulla figura del Cristo delineata dai demòni ma non compresa ancora dal discepolo. Lì, alla croce, Cristo accetterà la «fama» che ora rifiuta e che si diffonde a sua insaputa. «La fede in Cristo - scriveva Pascal - è autentica non in quanto nasce da un miracolo ma in quanto è generata dalla croce».





©testi da Messale Festivo-EDIZIONI SAN PAOLO


 
 
 

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