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2a domenica di Quaresima.B

Introduzione alle letture

Prima lettura

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Sacrificio di Isacco

1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
9Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. 10Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».12L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». 13Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 15L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, 17io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

|title=Prima lettura - Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18}Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18(brano){/modal}

Il sacrificio del nostro padre Abramo.
Il terribile e silenzioso cammino di tre giorni (v. 4) affrontato da Abramo (e in parallelo da Cristo) verso la vetta della sua prova è il paradigma di ogni itinerario di fede. È un percorso oscuro, combattuto, accompagnato solo dal comando implacabile: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, e offrilo in olocausto» (v. 2). Poi il silenzio. Silenzio di Dio («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»), silenzio di Abramo, silenzio del figlio che solo una volta, con un’ingenuità straziante, intesse un dialogo fortemente marcato dal contrasto affettivo. Il «dramma» della fede è ricondotto qui al suo stadio più puro, senza appoggi umani. Come figlio Isacco doveva morire, perché Abramo rinunciasse alla sua paternità e non avesse neppure l’appoggio della paternità per credere, ma solo quello della parola divina. E così Abramo, dopo la prova, riceve Isacco non più come figlio ma come la «promessa».

Seconda lettura

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Inno all'amore di Dio

31Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?33Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! 34Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

|title=Seconda lettura - Rm 8,31b-34}Rm 8,31b-34(brano){/modal}

Dio non ha risparmiato il proprio Figlio.
Questo paragrafo quasi innico del capitolo centrale della lettera ai Romani riprende idealmente il racconto del sacrificio di Isacco, oggi proclamato nella prima lettura: Dio, infatti, «non ha risparmiato il proprio Figlio» (v. 32). Tuttavia l’orizzonte si allarga e quella morte sacrificale non è il sigillo definitivo della vita del Cristo. Infatti davanti a lui si spalanca la risurrezione che comprende la glorificazione e l’intercessione del Figlio nei confronti dei suoi fratelli nella carne, ancora impigliati nei lacci della morte e del peccato.

VANGELO

Mc 9,2-10

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La trasfigurazione di Gesù

2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. 

|title=Vangelo - Mc 9,2-10}Mc 9,2-10(brano){/modal}

Questi è il Figlio mio, l’amato.
Il racconto della trasfigurazione di Gesù è modellato sulle narrazioni di apparizione dell’Antico Testamento (la voce, la nube, lo splendore, i personaggi celesti, simboli della legge e della profezia) ed è una vera e propria proclamazione anticipata della glorificazione pasquale (vv. 9-10). La trasfigurazione è, però, preparata nel contesto proprio dal primo annuncio della passione e della morte (8,31). Morte e risurrezione costituiscono, così, un mistero unitario da non scindere, pena la riduzione del Cristo alla sola umanità sia pure eroica (la morte) o alla sola divinità separata e lontana dall’uomo (la gloria pasquale). Solo attraverso l’annuncio di morte può fiorire la risurrezione, solo attraverso la croce si giunge alla proclamazione della fede pasquale. «Questi è il Figlio mio, l’amato» (v. 7) è parallelo alla confessione del centurione ai piedi della croce: «Veramente costui è Figlio di Dio» (15,39). La trasfigurazione è, quindi, un’apparizione pasquale anticipata, destinata a illuminare e a svelare alla Chiesa il mistero della morte e risurrezione del Cristo.




 

©testi da Messale Festivo-EDIZIONI SAN PAOLO


 
 
 
 
 
 

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