Introduzione alle letture
Prima lettura
Ab 1,2-3;2,2-4
Il giusto vivrà per la sua fede.
L'orizzonte storico di Abacuc è definito dallo scontro colossale tra le due superpotenze del popolo orientale, l'impero di Assiria, ora però in coma, e il nuovo impero babilonese. Siamo, quindi, attorno agli anni 625-612 a.C.: mentre il profeta Nahum cantava la rovina del primo impero, Abacuc contempla l'aurora dell'altro. in questa situazione tesa il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e attuando nella storia. Esso è sintetizzato nel celebre versetto 4, divenuto il testo tematico della lettera ai Romani (1,17) e di quella ai Gàlati (3,11): "Soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede". Questo principio essenziale e antitetico condensa la teologia della storia elaborata dalla profezia: l'empio confida nel suo potere ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà; il giusto confida nel potere di Dio, si appoggia su una realtà nascosta ma ferma, perciò parteciperà alla stessa qualità di Dio che è la vita. Nel versetto si è enunciato, così, l'impegno della fede nella storia.
Seconda lettura
2Tm 1,6-8.13-14
Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.
In questo scritto, da molti considerato opera di un discepolo dell'apostolo, Paolo richiama il "carisma" particolare della vocazione apostolica,un carisma che è stato donato anche a Timòteo attraverso la consacrazione compiuta con l'"imposizione delle mani" da parte di Paolo (v.6) e di tutto il collegio dei presbiteri. L'uomo è, così, trasformato in testimone del Cristo e ministro dell'evangelo con una donazione totale che può condurre anche al carcere, come ricorda autobiograficamente l'apostolo (v.8). Norma dell'impegno missionario dev'essere la fede:fede nella parola di Dio testimoniata e proclamata dall'apostolo, fede che è fedeltà al "bene prezioso" (v.14). l'espressione di origine forse giuridica era stata usata con passione da Paolo nell'appello finale della prima lettera e indicava l'insieme della buona novella di Cristo, oggetto della vera fede. Di questo "deposito"il missionario dev'essere sempre fedele servitore.
VANGELO
Lc 17,5-10
Se aveste fede!
La parabola a prima vista sembra fastidiosa e "capitalista". Un padrone prepotente nei confronti della servitù può forse diventare simbolo di Dio? Luca stesso aveva detto esattamente il contrario di questa parabola:"Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli" (12,37). La nostra parabola diventa, invece, comprensibile se si cerca di centrarne il vero senso. Il suo soggetto dominante non è il padrone e il suo comportamento, bensì quello del servo. Il fedele nei confronti del suo Dio sceglie un comportamento di totale disponibilità. Il rapporto tra Dio e l'uomo non è quello di un datore di lavoro e di u salariato, ma è piuttosto quello dell'amore nuziale, di donazione libera da calcoli. Nella stessa maniera nella comunità cristiana tutti devono riconoscere di essere "servi inutili", sereni e felici di poter donare, amare e sacrificarsi per Dio e per gli altri.
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